Il giorno che ho scattato questa fotografia pioveva, ma non troppo. Dopo aver girato un paio d’ore tra Trastevere e centro storico, avevo finalmente deciso di far ritorno a casa e mi stavo dirigendo verso il motorino. La macchina fotografica era già stata riposta accuratamente nello zaino quando, su viale Trastevere, d’improvviso si materializzava il soggetto della mia fotografia. Pedalava veloce nella direzione opposta. In una frazione di secondo realizzavo che non potevo lasciarmelo scappare, e invertita la marcia, lo rincorrevo nella speranza di raggiungerlo. Non ci riuscivo, unica possibilità il semaforo di ponte Garibaldi: se fosse stato rosso ce l’avrei fatta. Mentre correvo sfoderavo la fotocamera, in un gesto che avrebbe potuto ricordare Christopher Reeve in Superman che corre verso il pericolo aprendo la camicia, rivelando cosi la sua identità di super eroe! La bravura di aver notato e rincorso il soggetto non posso proprio non attribuirmela, ma i colpi di fortuna erano stati addirittura tre: il semaforo rosso, nessuna automobile d’intralcio e le scarse condizioni di luce che non lasciavano grande spazio alle possibilità di variare tempi e diaframmi. La fotografia è stata poi selezionata ed esposta nella galleria di proprietà di un affermato, durante “Les rencontres d’Arles” ,una delle manifestazioni fotografiche più importanti d’Europa.
Molto tempo dopo, ho scoperto che l’uomo con abito e cappello nero appare negli scatti di molti grandi fotografi ai quali, prima o dopo, si manifesta e si lascia fotografare. L’immagine più celebre appartiene probabilmente ad Henry Cartier-Bresson.
Che sia allora questa fotografia di buon auspicio e perdonatemi ,orsù, il paragone con uno dei più grandi maestri della fotografia del ‘900.
“Uomo in bici” (scansione da negativo fotografico)
Roma, 2015