Questo ritratto di famiglia è l’unico che ho realizzato finora.
Conosco Rodi e Awasin ormai da parecchio tempo. Volevo raccontare la loro storia, cosi li ho invitati a posare per me. Costretti, entrambi, seppur per ragioni diverse, ad abbandona la propria terra, non si sono conosciuti in kurdistan, ma qui, a Roma, dove hanno iniziato a frequentarsi. Dopo circa un anno, il matrimonio e successivamente l’arrivo di Awaz Delîla che in italiano significa “grido di bellezza”.
Ci siamo incontrati due volte: abbiamo bevuto del cay, mangiato e chiacchierato tanto.
Nel ritrarli, ho voluto anche mostrare diversi aspetti della cultura curda, per questo ho preteso che posassero con indosso gli abiti tradizionali del loro popolo.
Ho scelto un fondale scorticato( disdressed nel gergo) perché rappresenta le profonde “ferite” che Rodi ed Awasin hanno subito a causa delle continue azioni repressive che questa gente subisce da sempre.
Nella società curda, la donna ricopre un ruolo determinante, per questo Awasin posa in primo piano, fiera e sicura. Non ho voluto che tenesse in braccio Awaz per sdoganare la figura femminile dal suo ruolo di sola madre nel quale molti vorrebbero confinarla.
Rodi, alle sue spalle tiene in braccio Awaz e rappresenta l’amore paterno per come lo immagino: forte, avvolgente e dopo aver visto rodi giocare con la figlia non ci sono dubbi che sarà cosi.
I curdi adorano i bambini, perché sanno che grazie ad essi la cultura e le tradizioni del loro popolo non moriranno mai.
Awaz Delîla (Roma, 2019)